echiichthys vipera

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echiichthys vipera tracina vipera Trachinidae Perciformes
                                                                 
Echiichthys vipera: Tracina vipera
Pesce della famiglia Trachinidae, dell'ordine dei Perciformi.

Classificazione scientifica
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Actinopterygii
Ordine: Perciformes
Famiglia: Trachinidae
Genere: Echiichthys (Trachinus)
Specie: Echiichthys vipera Cuvier, 1829

Pesce diffuso lungo le coste mediterranee ed europee atlantiche nei fondali sabbiosi e sassosi. La Tracina vipera presenta corpo cilindrico ma appiattito sul ventre (vive principalmente sul fondo), con testa arrotondata e una grande bocca rivolta verso l'alto. Le pinne pettorali sono ampie, le ventrali piccole. La lunga dorsale è preceduta da una pinna formata da 5-6 raggi-spine cavi, collegati ad una ghiandola velenifera. La pinna anale è oppoosta e simmetrica alla dorsale. La pinna caudale è a delta. La livrea presenta un colore di fondo giallo, con macchie ocra e brune che forman due strisce orizzontali lungo i fianchi. Il dorso è marmorizzato. Il ventre è giallo-bianco. Le dimensioni si attestano sui 15 cm di lunghezza.
Le tracine si immergono nel fondale sabbioso, lasciando liberi solo gli occhi e le spine velenifere. Quando una preda capita a portata di bocca esse escono velocemente fuori dal loro nascondiglio. Si cibano di piccoli pesci e crostacei. Non hanno molti predatori, poichÚ la loro puntura è un'esperienza terribile per chiunque provi a divorarle. Sono pescate dall'uomo, che ne apprezza le carni delicate soprattutto nella zuppa di pesce.
VELENO
Le tracine sono dotate di aculei velenosi sul dorso, che utilizzano a scopo difensivo. Tuttavia è motlo semplice per gli esseri umani venire a contatto con questi pesci, sia sulle spiagge che durante la pesca.
Il dolore è molto forte, un bruciore profondo che si irradia dalla ferita (che sanguina) lungo tutto l'arto, raramente arrivando fino all'inguine o all'ascella (a seconda dell'arto colpito), raggiungendo il suo massimo dopo 30-45 minuti dalla puntura, perdurando a volte per 24 ore, con strascichi di formicolii e insensibilità.
Nonostante il forte dolore (si dice che i pescatori che si pungevano in antichità venissero legati per evitare che si uccidessero buttandosi a mare) il veleno non è pericoloso per l'uomo e tutto si risolve in fretta. Piuttosto spesso per= per lo shock doloroso l'organismo reagisce con nausea, vomito e svenimenti. Sono necessarie profilassi antidolorifica e antitetanica.

Per un primo soccorso è utile immergere la zona colpita in acqua molto calda, poichÚ il veleno è termolabile. Molto spesso la puntura lascia un gonfiore sottocutaneo molto sviluppato: ad esempio, se si viene punti al dito, il gonfiore sicuramente raggiungerà il polso o addirittura la fine dell' avambraccio (a seconda della quantità di veleno iniettato), per poi sgonfiarsi dopo 2-3 giorni.