dugong dugon

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dugong dugon dugongo Sirenia Dugongidae
                                                                 
Dugong dugon: Dugongo o Mucca di mare

Mammifero dell'ordine dei Sirenidi; l'unica specie del genere Dugong e della famiglia dei Dugongidi.

+ un parente relativamente prossimo del lamantino, da cui si differenzia soprattutto per la forma biforcuta della coda. Per secoli oggetto di caccia, è oggi a rischio di estinzione.

Classificazione scientifica
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Infraclasse: Eutheria
Superordine: Afrotheria
Ordine: Sirenia
Famiglia: Dugongidae
Sottofamiglia: Dugonginae
Genere: Dugong LacÚpède, 1799
Specie: Dugong dugon M³ller, 1776
Sinonimi:
Dugong indicus LacÚpède, 1799, Trichechus dugon M³ller, 1776

Il dugongo è un animale acquatico di grossa mole e di colore grigio-brunastro che pu= superare i 3 metri di lunghezza, per un peso compreso tra 400 e 500 kg.

La femmina risulta spesso leggermente più lunga e pesante del maschio ma non abbastanza da poter parlare di dimorfismo sessuale.

Il dugongo ha una struttura fisica tozza e compatta che gli ha fatto guadagnare il popolare soprannome di "mucca di mare"; in questo sirenide, infatti, una pinna caudale orizzontale divisa in due lobi simile a quella dei cetacei si associa ad un corpo estremamente massiccio provvisto di due ghiandole mammarie toraciche e di due grosse pinne anteriori appiattite, a forma di spatola. Queste ultime hanno una doppia funzione: esse servono sia da mezzo di locomozione sia, in pochi casi, da arti prensili.

Anche la testa ha una forma insolita, caratterizzata da minuscoli occhi e orecchie e da un grosso paio di spesse "labbra": mentre i primi sono per= fattori propri di molti mammiferi marini (si pensi alla balena o all'orca), il secondo è posseduto solo da questa specie, ed è dovuto alla sua particolare dieta.

La sua pelle è, al pari degli altri sirenidi, usata principalmente come accumulatore di materia grassa, risorsa che torna utile durante l'inverno come protezione termica dalle basse temperature. Essa è inoltre estremamente resistente e dotata di buone capacità rigenerative: una profonda ferita inflitta da una rete da pesca d'alto mare pu= guarire infatti anche in un solo giorno.

L'anatomia interna del D. dugon è molto simile a quella umana, essendo come noi esso un mammifero. Nonostante la sua vita si svolga completamente in mare (ci= non vale per altri mammiferi marini, come il tricheco o la foca), infatti, esso è dotato di polmoni e non di branchie: ci= lo costringe periodicamente a salire a galla per prendere aria; dopo l'inspirazione, per=, la maggior parte dell'ossigeno non viene fissato nell'emoglobina del sangue come accade per noi, ma nella mioglobina dei muscoli: questo stratagemma, utilizzato anche da molti altri mammiferi marini, gli permette di evitare embolie durante la risalita e di restare sott'acqua per tempi molto lunghi.
Il cervello di questo curioso sirenide è poi abbastanza sviluppato, cosa non insolita nella Classe Mammalia, ed inoltre il dugongo possiede un apparato fonativo capace di modulare suoni su diversa frequenza, lo stesso principio sul quale si basano i cosiddetti canti delle megattere ed anche, benchÚ su di un livello molto più avanzato, la voce umana.

I dugonghi sono animali sociali, che spesso vivono anche in gruppi composti da tre o quattro individui; in ogni gruppo pu= essere presente anche più di un maschio, comportamento questo non riscontrabile che in poche altre specie viventi. La socialità è per questa specie più un mezzo di difesa che un sistema di attacco: ci= avviene perchÚ i dugongidi non si dedicano alla caccia, e quindi non hanno bisogno di alleati che li aiutino a tendere trappole alle prede (si pensi al comportamento del leone, un mammifero terrestre carnivoro).

Il dugongo è un mammifero erbivoro marino, uno dei pochi esistenti; per questo motivo la sua dieta è basata esclusivamente sulle piante marine (della famiglia Potamogetonaceae, anche se non disdegna le Hydrocharitaceae e le Cymodoceaceae), che è solito brucare nelle acque più basse, dove i predatori (come ad esempio gli squali) non si avventurano quasi mai. Accurate analisi sulle feci di questi animali hanno spesso rilevato la presenza di piccoli invertebrati: è abbastanza chiaro pensare che nella maggioranza dei casi essi siano inghiottiti per sbaglio durante il pascolo delle piante acquatiche. L'alimentazione è l'attività cui il dugongo si dedica maggiormente durante la giornata: pu= arrivare a mangiare ben 30 kg di alghe al giorno; per agevolarsi il manatee adopera le sue muscolose "labbra", molto utili per strappare le alghe dal fondale, e le pinne anteriori, che usa quasi come mani per reggere il cibo (si veda l'immagine a sinistra).

Anche la riproduzione è un momento importante per il dugongo: l'accoppiamento è un'operazione molto lunga e lenta, che pu= durare anche diverse ore; essendo un mammifero, la femmina partorisce un cucciolo già vivo, che subito provvede ad allattare, anche questa volta adoperando le pinne anteriori come braccia per mantenere il piccolo.

Spesso la scelta del partner avviene secondo un rituale per il quale più maschi si contendono, lottando, la stessa femmina; è stato per= documentato anche un comportamento differente, per cui un gran numero di individui maschi si reca in un'unica zona, e le femmine scelgono liberamente con chi accoppiarsi, basandosi probabilmente sul modo in cui ciascun pretendente mette in mostra le proprie doti. Durante questo periodo i dugonghi maschi, solitamente non molto territoriali, divengono estremamente aggressivi, al punto che anche per un essere umano pu= essere pericoloso avvicinarli.

Il più antico resto di dugongo, risalente a 6000 anni fa, si trova in Giappone, nell'arcipelago di Ryu Kyu: le ossa di questo primitivo animale ci hanno rivelato che esso è stato lasciato praticamente invariato dall'evoluzione fino al giorno d'oggi. Oggi esiste una sola specie di dugongo, il D. dugon, ma non è sempre stato cosý: fino al XVIII secolo, infatti, ne era esistita una seconda, l'Hydrodamalis gigas, poi estintasi per l'eccessiva caccia da parte dalle popolazioni locali e dai colonizzatori europei all'inizio del 1700. L'unica specie di dugongo sopravvissuta è dunque oggi considerata protetta, malgrado la caccia abusiva o la pesca disattenta ne stiano lentamente causando la completa estinzione.

Un tempo i dugonghi erano molto diffusi anche nel Mar Mediterraneo, e ci= fa pensare che le mitiche sirene, esseri dal busto di donna e la coda di pesce cui diverse leggende fanno riferimento, non siano altro che gruppi di dugonghi visti da lunga distanza da marinai da troppo tempo lontani dalla terraferma. A favore di questa ipotesi ci sono anche alcuni particolari antropomorfi del dugongo, ovvero le ghiandole mammarie toraciche e l'abitudine di allattare i cuccioli reggendoli con le pinne anteriori: ci= avrebbe fatto immaginare agli antichi marinai mediterranei le leggende sulle sirene; restano per= inspiegati i racconti sui loro canti ammaliatori e sulla loro bellezza, che sembrano cozzare con le caratteristiche del dugongo. Questa tesi è avvalorata inoltre da alcune frasi che pare abbia pronunciato Cristoforo Colombo molti secoli più tardi, nelle quali si faceva riferimento ad un piccolo gruppo di dugonghi come a delle "brutte sirene".

In alcuni altri stati, specialmente appartenenti al sud-est asiatico, si sono create diverse leggende sui dugonghi: alcune culture lo vogliono portatore di sfortuna, mentre altre ritengono la sua presenza di buon augurio; ci furono civiltà, sempre in quei luoghi, che credevano le lacrime di dugongo una magica pozione amorosa, mentre infine altre (appartenenti alle isole Filippine) utilizzavano le sue ossa per fabbricare amuleti contro la sorte avversa.

Appare anche in un capitolo di Ventimila leghe sotto i mari ambientato nel Mar Rosso.

Oggigiorno il dugongo è diffuso solamente nell'Oceano Indiano, all'estremità occidentale di quello Pacifico, in corrispondenza a particolari gruppi di isole equatoriali e tropicali come l'Australia, l'Indonesia, la Thailandia o lo Sri Lanka, e nel Mar Rosso; solo pochi secoli fa la mappatura avrebbe compreso anche l'Oceano Atlantico ed il Mar Mediterraneo, zone da cui ora il dugongo è completamente estinto.

Il luogo in cui la densità della popolazione di dugonghi raggiunge il valore massimo è l'Australia, soprattutto nelle sue coste settentrionali, seguita dalle sponde egiziane del Mar Rosso; negli altri stati i dugonghi sono invece una specie rara, raggiungendo al massimo i 100 individui a nazione: basti pensare che il Kenia, luogo dove una volta i manatee abbondavano, oggi conta una popolazione totale di soli 6 individui. Anche nelle già nominate isole giapponesi Ryu Kyu, habitat da millenni di questi animali, la situazione è tragica, cosý come in Madagascar e nelle isole al largo della costa orientale africana: ci= ha spinto importanti organizzazioni mondiali, come il WWF, a dichiarare il dugongo un animale in via d'estinzione da salvaguardare.