Cubomedusae

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Cubomedusae Cubomedusa Cubozoa
                                                                 
Cubomedusae: Cubomedusa
Appartiene al regno Animalia, sottoregno Eumetazoa, in ramo Radiata, in phylum Cnidaria, in classe Cubozoa e in ordine Cubomedusae. Alcune famiglie appartenenti alla Cubomedusa sono le Alantinidae, le Carybdeidae e le Tamoydae.

Classificazione scientifica:
Regno: Animalia
Sottoregno: Eumetazoa
Ramo: Radiata
Phylum: Cnidaria
Classe: Cubozoa
Ordine: Cubomedusae Haeckel, 1880
Sinonimi: Carybdeida Claus, 1886

Veleno urticante:
Alcune specie di Cubomedusa vengono anche chiamate vespe di mare. La Cubomedusa in un anno causa più di settanta decessi, supera anche le vittime di attacchi dello squalo bianco. Una delle vittime più sfortunate del 2006 fu una bambina di sette anni. Molti incontri mortali con l'uomo avvengono nei mari della Thailandia, benché sia principalmente diffusa nelle acque dell'Australia settentrionale.
La Cubomedusa è capace di uccidere un uomo in meno di un minuto con il suo veleno urticante provocando paralisi dell'apparato respiratorio, l'arresto cardiaco e causando spasmi muscolari. La specie di Cubomedusa più grande è la Chironex Fleckeri che ha veleno urticante a sufficienza da uccidere sessanta persone. La cubomedusa si serve dei suoi tentacoli per uccidere le prede (piccoli pesci ed invertebrati). Nelle Cubomeduse più grandi arriva ad esserci più del 50% di veleno nei tentacoli, permettendo quindi di cacciare animali molto più grandi. La preda una volta colpita viene portata nell'ombrella (cupola) per essere poi digerita sui fondali. Le tartarughe marine sono immuni al veleno della Cubomedusa.

Antidoto:
L'aceto sembra sia un antidoto efficace come primo soccorso se applicato immediatamente dopo il contatto per almeno 30 secondi. L'acido acetico distrugge le nematocisti che diffonfono il veleno nell'apparato circolatorio dando alcune possibilità alla vittima.

Gli occhi:
La Cubomedusa possiede quattro "ropali" (occhi primitivi), a differenza di molte altre specie di meduse che sono cieche. La Cubomedusa è priva di un sistema nervoso centrale: gli esperti non sanno ancora come siano interpretati i segnali luminosi, molto probabilmente da una rete neurale che elabora le informazioni visive.

Curiosità: I microchip:
Ricercatori della James Cook University di Cairns (Australia), hanno provato ad installare sull'ombrella di alcuni esemplari un microchip per monitorare gli avvicinamenti alla costa ed avvertire tempestivamente i bagnanti: Il problema è che i microchip non possono essere fissati all' ombrella della Cubomedusa in modo efficace rendendo poco utile questo tipo di controllo.