Astrospartus mediterraneus

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Astrospartus mediterraneus Stella gorgone Ophiuroidea Gorgonocephalidae
                                                                 
Astrospartus mediterraneus: Stella gorgone
Echinoderma della famiglia delle Gorgonocephalidae.

Classificazione scientifica:
Dominio: Eukaryota
Regno: Animalia
Sottoregno: Eumetazoa
Ramo: Bilateria
Superphylum: Deuterostomia
Phylum: Echinodermata
Subphylum: Eleutherozoa
Superclasse: Cryptosyringida
Classe: Ophiuroidea
Ordine: Phrynophiurida
Sottordine: Euryalina
Famiglia: Gorgonocephalidae
Genere: Astrospartus
Specie: Astrospartus mediterraneus Risso, 1826
Sinonimi:
Euryale arborescens L. Agassiz, 1839
Euryale mediterraneus Risso, 1826
Gorgonocephalus arborescens (L. Agassiz, 1839)
Gorgonocephalus verrucosus Grube, 1840

Il nome scientifico deriva da aster (stella in latino) e spartos (arbusto in latino).
Il nome inglese (basket star) deriva dall'abitudine di raggomitolarsi a cesto (basket, in inglese) durante il giorno con le braccia ramificate.
Il nome italiano stella gorgone deriva dal mito delle Gorgoni Medusa, Steno e Euriale figure della mitologia greca, che avevano serpi al posto dei capelli.

Caratterizzata da cinque tentacoli, ognuno ramificato più volte, con i quali si aggrappa ai rami delle gorgonie, che vengono aperti di notte per nutrirsi. Fino a 8 centimetri, con apertura dei tentacoli fino a circa 80 centimetri.

Animale filtratore passivo che si nutre, tramite i tentacoli aperti, in particolare di microparticelle planctoniche.

Molto rara, fotofobica e tipicamente notturna. Si trova nel Mar Mediterraneo occidentale, sulla costa dell'Oceano Atlantico e sulle coste della Spagna e del Senegal; comune in Algeria e in Marocco. Vive dai 30 metri di profondità fino agli 800 metri, generalmente su rami di paramuricea clavata, eunicella singularis o sulle spugne.

In Italia è stata segnalata nello Stretto di Messina, vicino a Scilla, a oltre 45 metri di profondità, nei fondali dell'Isola del Giglio (a Punta del Fenaio, che si immerge fino a 90 metri) e sulle secche di Tor Paterno, vicino Roma, a 30 metri di profondità.